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Affettività, relazioni di cura, con-tatto
Nel loro agire quotidiano i curanti si confrontano con il corpo, con il suo sentire, con i suoi vissuti, con ciò che esprime e produce.
I gesti dell’aver cura sono mediati dal contatto, ma non sempre questi gesti sono agiti dal curante nella ricerca dell’incontro con l’altro.
Trasformare la gestualità quotidiana dell’assistenza in occasione di cura autentica ed incontro è il primo obiettivo di una formazione al contatto e all’affettività nelle relazioni di cura, per giungere poi alla creazione di un vero e proprio setting terapeutico attraverso sedute dedicate di
Caring Massage®.
Avventurarsi nei territori dell’affettività significa intraprendere un viaggio di conoscenza che privilegia la percezione, la sensorialità e il mondo emotivo, con lo scopo di accrescere le proprie potenzialità di ascolto ed espressive. Un cammino verso l’essere nella gestualità, non fare, compiere gesti.
Il con-tatto non è toccare. Il con-tatto è un atto intenzionale, volto a confermare la persona nel suo essere. E’ un sapere che non deriva dalla conoscenza tecnica, ma da una
postura della mente e del sentire, nella dolcezza e nella tenerezza.
Una competenza corporea nel suo senso più ampio, dove il gesto si riempie di direzionalità fisica ed emotiva.
Ingentilire il gesto, trasformare i tanti gesti di “presa” che costellano l’agire del quotidiano prendersi cura, in
gesti di invito, amorevoli, rotondi e teneri: queste sono le basi su cui costruire una modalità di aver cura in cui l’affettività non è negata, ma riconosciuta e valorizzata.
Chi si incontra non è mai un corpo-cosa (Korper), ma un corpo vivente e vissuto (Leib) con tutta la sua biografia, tutto il suo sentire. Corpo, luogo di memoria, di sensibilità, di comunicazione. Corpo attraverso cui l’anima respira, carne in cui si “sente” la sofferenza e non importa che la sofferenza muova dalla pelle o da un’immagine mentale.
Il con-tatto ci introduce alla reciprocità del tocco, alla possibilità di un incontro intimo aperto e trasparente dove si sperimenta vicinanza emotiva e fisica, senso profondo del caring, rispetto per chi ci sta consegnando, scritta sulla sua pelle, la propria storia presente e passata.
Caring Massage® e Cure Ristrutturanti
Il Caring Massage®, contatto intenzionale e consapevole, riconosce le sue radici nel sapere innato della madre che massaggia il suo bambino, lo accarezza per
tranquillizzarlo, rassicurarlo, consolarlo, rilassarlo o stimolarlo utilizzando il linguaggio pre-verbale ossia il linguaggio sensoriale. La persona è incontrata intenzionalmente nella sua corporalità animata attraverso il con-tatto, ma non solo. E’ con tutti i sensi che il curante la avvicina in un'attitudine di apertura all'altro e a sé, in un momento dato, con un’intenzionalità benevola, ossia con profondo interesse per il suo bene,
onorando il suo essere al mondo e nel mondo qui e ora, e il suo potenziale di auto-guarigione. L’intenzionalità deve essere diretta verso l'offrire, dare il massaggio piuttosto che fare il massaggio.
Questo contatto sensoriale è guidato dall'istinto, dall'intuizione, ma poggia su una base razionale rappresentata dalla conoscenza dell'uomo nel suo aspetto anatomico e psicosociale e su una visione filosofica dell’uomo e della cura che è quella fenomenologica.
Nel Caring Massage®, si realizza l’idea di cure ristrutturanti: cure che hanno come obiettivo di riunificare ciò che per effetto della malattia è frantumato: il rapporto con il corpo, con l’immagine corporea, con l’immagine di sé. La persona è stimolata a sperimentare un vissuto di interezza, di autostima in un clima di accettazione incondizionata, benevola e di non giudizio. Parte integrante della relazione d’aiuto, è un’occasione di approfondimento della relazione basata sulla fiducia, è un mezzo per contenere l’angoscia, per stare con chi sembra non esserci più, per accompagnare la vita dal suo apparire nel mondo e per accompagnare alla fine della vita.
Qualche suggestione di metodo
Quando
Il Caring Massage® può essere offerto in tutte le situazioni di cura evitando aree corporee in cui siano presenti ferite o cute lesa.
Per quanto tempo
La durata, che può essere anche di pochi minuti, va modulata rispetto al bisogno del malato nel rispetto della sua storia, delle sue condizioni cliniche e nell'economia di tempo del curante.
Le mani
La progressiva acquisizione della sensibilità fa sì che le mani, da strumento-utensile rispondenti alla muscolatura striata, diventino vero “orecchio tattile”, emanazione della propria presenza, dell’esserci per l’altro nella benevolenza, nella gratuità.
Le mani come tali, ascoltano, scivolano, danzano, modellano, con una tonicità minima, esercitando una pressione decisa, ma leggera, con tutto il palmo, producendo una sensazione mai dolorosa ma gradevole, di serenità, pace e tranquillità.
Le mani seguono la simmetria del corpo, si adattano alla morfologia del corpo imprimendo un ritmo, né troppo rapido, né troppo lento, che dà la sensazione dell’avvolgimento, dell’accoglienza, del contenimento gradevole e rassicurante.
Le mani parlano un linguaggio sottile anche quando sono ferme. Per questo a volte possono
semplicemente “stare” e nello stare parlano di ancoraggio, di sostegno, di sicurezza, di condivisione. La pressione dolce ma ferma dice al malato che siamo per lui una “calda presenza”.
Le mani, nella relazione mediata dal contatto, diventano un’emanazione della nostra presenza, del nostro esserci o non esserci per il malato e testimoniano una relazione basata sul bisogno di essere accolti e confermati.
Per questo tutto il lavoro di formazione alla gestualità è focalizzato sulla qualità della presenza, sul modo di essere, sulla possibilità/capacità di confermare l’altro nel bello e nel buono che egli è, al di là delle ferite del corpo e dell’anima.
L'olio come supporto privilegiato per il Caring Massage®
Affinché i movimenti siano effettuati con la fluidità che conferisce al Caring Massage® le caratteristiche di gradevolezza e conforto, è necessario usare dell'olio.
Sono indicati oli vegetali quali semi dì vinacciolo, mandorle dolci a cui possono essere aggiunti oli essenziali. A differenza di oli specifici per il massaggio, questi hanno il vantaggio del basso costo pur in presenza di una buona resa.
L'olio non deve essere mai versato direttamente sulla cute, ma nell'incavo della mano di chi offre il massaggio. Per la massima gradevolezza può essere pre-riscaldato.
Svolgimento di una seduta di Caring Massage®:
Si possono individuare cinque tempi:
Il tempo della proposta e del contatto
Nessun massaggio può essere effettuato senza un comune accordo. Pudore e tabù possono bloccare il linguaggio del contatto. E' necessario dunque che ci sia stato il tempo per conoscersi e per instaurare fra malato e curante un rapporto di fiducia che consentirà al malato di
affidarsi in un clima caratterizzato da intimità e da profondo rispetto reciproco. Il momento delle cure igieniche e delle cure per la prevenzione delle lesioni da pressione può essere un buon punto di partenza per sensibilizzare il malato al massaggio.
Il tempo della preparazione e della sistemazione del malato
E' necessario creare le condizioni per non essere interrotti per la durata del massaggio.
La persona deve percepire che il tempo del massaggio è un tempo per Lei, in cui si
onora il suo essere al mondo.
Il tempo della presentazione
La presentazione passa sì attraverso la parola, ma è soprattutto un tempo "non verbale".
Quando ci si appresta a entrare in con-tatto con la persona è necessario porsi nella condizione di massima disponibilità, in un'attitudine di apertura e di ascolto, consapevoli che si dà, ma che nello stesso tempo si riceve. E' il momento in cui
si chiede l'autorizzazione alla persona di entrare in un con-tatto intimo con Lei.
Il tempo del massaggio vero e proprio
Se le tappe precedenti sono state rispettate, il Caring Massage® è iniziato molto prima di quando mettiamo le mani sulla pelle del malato. Toccando la pelle del malato, chi offre il massaggio sente se il malato ha bisogno di essere contenuto, coccolato, stimolato, modellato, calmato, disteso. Il malato risponde ritirandosi, abbandonandosi, distendendosi, addormentandosi, si scalda, si raffredda. Le mani dell'infermiere a loro volta si raffreddano, si scaldano, bruciano, formicolano, diventano doloranti, si distendono, accelerano il movimento, accarezzano, danzano sulla pelle ... Il contatto può restare superficiale o a poco a poco raggiungere piani più profondi.
Se questo avviene il malato ha fiducia e si affida completamente; la
comunicazione è allora molto intensa.
Il tempo della separazione e del saluto
Il contatto con il malato non deve essere mai lasciato bruscamente. E' necessario un tempo di immobilità che è un "arrivederci". Il contatto delle mani deve essere allora sostituito da un telo per tutto il tempo che il malato desidera prendersi per il riposo.
Se lo desidera il malato può condividere e verbalizzare il suo vissuto.
Quando il massaggio è concluso il curante deve lasciare il malato e il suo mondo. Un mondo esperienziale che ha condiviso per un tempo dato, ma che non gli appartiene.
Il Caring Massage® alla fine della vita
• Il Caring Massage® è innanzitutto una forma di comunicazione non verbale. Curante e malato entrano in comunicazione silenziosa attraverso il contatto. E' un'occasione di approfondimento della relazione basata sulla fiducia.
• E' un mezzo per rilassare e distendere che può portare il malato ad addormentarsi ma anche a piangere. Il pianto in questo caso ha il significato di "lasciare la presa".
I muscoli si rilassano, i dolori dovuti alla tensione muscolare si attenuano, l'angoscia diminuisce e il malato può esprimere ciò che a volte non riesce a far emergere nel contesto relazionale abituale.
• E' un mezzo per contenere l'angoscia.
• Restituisce al malato il proprio schema corporeo e la propria immagine corporea, che sono spesso frantumati dalla malattia. Il malato ritrova
dignità e la propria dimensione di essere umano per il fatto che una persona accetta di toccare e di entrare in comunicazione profonda con il suo corpo.
Il curante e il Caring Massage®
Il curante deve essere consapevole che non si possono toccare gli altri senza essere toccati a propria volta. L'incontro tattile è un incontro di due intimità, un rapporto di intensa reciprocità fra
due corpi sede di emozioni.
Molti interrogativi emergono nell'incontro con la corporeità vissuta del malato:
• ho il permesso (interiore) di entrare in una relazione così profonda con un’altra persona?
• che cosa suscita in me questo?
• quali sono le mie emozioni e i miei sentimenti?
• ho consapevolezza di essi e mi permetto di sentirli tutti (paura, tristezza, rabbia, gioia, piacere, dolore...)?
• ho difficoltà a toccare il corpo di un morente?
• ho difficoltà a toccare un corpo sfigurato?
• che cosa penso, che cosa sento, che cosa faccio per superare la repulsione?
• il contatto mi evoca la paura del contagio?
Qui emerge tutta l'importanza e l'urgenza per il curante di indagare i propri vissuti e il rapporto con le proprie emozioni. La strada dell'essere per l’altro e con l'altro non passa attraverso le divise professionali o i dettami deontologici; ma attraverso la progressiva consapevolezza del proprio mondo interiore, dei propri limiti e delle proprie potenzialità. Ben sapendo che all'interno di un percorso di consapevolezza non è sufficiente osservare e prendere atto, bensì il passo decisivo avviene quando si é disposti a cambiare qualcosa dì sé.
Solo così si realizza quello scambio in cui è riconosciuta al malato I'autorevolezza di insegnare qualcosa e al professionista la possibilità di mettersi in gioco senza "camuffamenti " che annullano la possibilità dello scambio.
Se il curante ha lavorato su di sé, sarà più capace di essere centrato sul "qui ed ora", attento alla globalità propria e dell'altro.
Nello specifico dell’accompagnamento delle persone alla fine della vita ci confrontiamo con tutta la difficoltà di fare contatto con l'angoscia di morte.
Il curante deve quindi essere il più possibile "a proprio agio nella sua pelle", aperto e disponibile ad accogliere I"altro in un sentimento di benevolenza, in una intenzionalità di dare gratuitamente. Capace di chiamare per nome le proprie emozioni ma anche di lasciarsi temporaneamente disturbare dalle emozioni dell'altro.
Aver cura di sé per poter aver cura, ancora, dell’altro.
• Iori V.(A cura di). Quando i sentimenti interrogano l’esistenza. Orientamenti fenomenologici nel lavoro educativo e di cura. Milano, Guerini, 2006
• Mortari L. La pratica dell’aver cura. Milano, La Nuova Italia, 2002
• Mortari L., Saiani L. Gesti e pensieri di cura. Milano, McGrawHill, 2013
• Zannini L. Il corpo-paziente. Da oggetto delle cure a soggetto della relazione terapeutica. Milano, Franco Angeli, 2004
• Borgna E. L’arcipelago delle emozioni. Milano, Feltrinelli, 2001
• Galimberti U. Il corpo. Milano, Feltrinelli, 2006
• Iori V.(a cura di). Il sapere dei sentimenti. Fenomenologia e senso dell’esperienza. Milano, Franco Angeli, 2009
• Iori V.(a cura di). Quaderno della vita emotiva. Milano, Franco Angeli, 2009
• Le Breton D. Il sapore del mondo. Un’antropologia dei sensi, 1a edizione. Milano, Raffaello Cortina Editore, 2007
• Mortari L. Aver cura della vita della mente. Milano, La Nuova Italia, 2002